La castagnata al Reba: un giorno di festa nel nome di Don Bosco.

Casualmente, mercoledì scorso, mi son trovato al cfp tra un trasloco, i decoratori e nuovi mobili della cucina. In più GiuseppeGiulio a casa da scuola perché non stava granché bene. Allora siamo andati a pranzo con mamma: Lucia e’ una formatrice che lavora al REBAUDENGO da 15 anni. E poi l’abbiamo accompagnata al cfp perché alle 12,50 iniziava la “Castagnata” e lei doveva seguire i ragazzi del corso di cui è tutor. La tentazione di rimanere è stata forte! E in più il “malato”, dopo il lauto pranzo dai “Sardi”, alla vista di tanti ragazzi sciamanti in cortile non mi ha lasciato scampo  e siamo rimasti. Lo so che state pensando alle castagne e alla mia golosità, ma fino alle 15 non si sentiva neanche il profumo.

Quello che invece mi ha colpito particolarmente e’ lo svolgimento della festa. Ho contato almeno 10 stand in cui tutti gli allievi si sono cimentati con una gran voglia di giocare e divertirsi suddivisi in squadre  sapientemente guidate dai propri formatori: la campanella stavolta scandiva gli spostamenti da un gioco all’altro e non come di solito la fine dell’ora di lezione. Nessuno ha avuto il tempo di annoiarsi né di imboscarsi, tanta era l’attrattiva!

Ma la cosa che mi ha sbalordito di più e’ stata la creatività che hanno messo in campo prima. Mi spiego meglio: ogni gioco e’ stato ideato e realizzato, regolamento compreso, dagli allievi e  dai formatori. Ecco perché poi tanta voglia di giocare! Il sottofondo musicale ha completato l’atmosfera del pomeriggio e la pioggia, che cadeva copiosa, non ne ha scalfito le motivazioni.

Ho girato tra i vari stand ed ho apprezzato l’ingegno con cui ciascuno era stato realizzato da quello più semplice, come la macchinina bardata con fili come le marionette  e trainata da due ragazzi, a quello più complesso, un sistema rotante di scatole che bisognava centrare con i tappi di plastica dopo  aver fatto cadere la pallina di calcetto in un foro praticato al centro di una enorme e pesante tavola manovrata dal resto della squadra. In un altro stand capeggiava il rosso di una monoposto rudimentale ottenuta da una vecchia scrivania di ferro che i ragazzi avevano tagliato e saldato ottenendo una specie di kart a pedali con catena, corona e pignone, appartenenti sicuramente ad una vecchia bici. Poi c’era il bowling. I birilli erano semplici contenitori di plastica e le bocce, sfere di polistirolo con all’interno dei pesi che ne rendevano imprecisa la traiettoria e la cui restituzione al giocatore avveniva attraverso un binario inclinato ottenuto da una vecchia panca a cui era stata tolta la seduta. Ingegno ma anche tecnologia: lo stand del basket mosso da un PLC che lo faceva andare su e giù per aumentare il grado difficoltà a centrarlo. E poi il calcio, che non manca mai oppure si trattava del calcio-balilla. Qui mi sono confuso, ma poi grazie ad una attenta osservazione ho capito di cosa si trattava. Sotto il portico, sopra il quale si erge la torretta dell’orologio che domina il cortile del Cfp

il cortile del Reba

il cortile del Reba

e che da sempre e’ il simbolo del REBAUDENGO, e’ stato allestito una specie di calcio-balilla umano, le cui stecche sono state realizzate con tubi di plastica che scorrono su dei cavi sui quali sono innestati gli omini, per regolamento i ragazzi devono tenere sempre le mani su questi supporti e colpire un pallone per fare gol, mentre le sponde del calcio-balilla sono i tavoli del refettorio che poi saranno montati nel verso giusto per mangiare le castagne.

Per descrivere tutti gli stand ci vorrebbe ancora un po’ di tempo, e allora gli altri giochi li potrete vedere nella  fotogallery. Anche perchè il mobiliere mi sta chiamando al cellulare e quindi devo lasciarvi per dedicarmi alle cose di casa e non posso più continuare il racconto. Spero solo che i colleghi del Reba mi mandino qualche foto da aggiungere: saranno sicuramente migliori delle mie!

Vi lascio aggiungendo solo le emozioni che mi son portato a casa, dovute alla gioia e all’agonismo che i ragazzi ci hanno messo nel partecipare a questa festa, propria della tradizione salesiana e che in questi giorni si sta svolgendo in tutte le nostre case salesiane coinvolgendo oltre 2500 ragazze e ragazzi tra i 14 e i 18 anni. E se su questo argomento ne volete sapere di più andate a leggere il miracolo delle castagne dalle memorie di Don Bosco.

Come? Ho dimenticato qualcosa? Le castagne. Mannaggia! Purtroppo quando sono state distribuite io ero assente perchè son dovuto tornare a casa mia dove i decoratori avevano quasi concluso il lavoro. Tranquilli però, perché la mia golosità è stata accontentata alla sera, quando Lucia al suo rientro me ne ha portato un bel sacchetto. Me le sono gustate quasi tutte nella confusione del tinello, messo a soqquadro dal disordine dei lavori in corso.

Buon autunno a tutti e buona castagnata.

Nino Gentile